Il ricorso a simbologie pagane d'ispirazione esoterica non è una novità per Robert Plant. Già ai tempi dei Led Zeppelin, l'uso di segni grafici legati all'occultismo alimentò non poche leggende riguardo le passioni sataniste (o presunte tali) della band. A sostegno della vacuità di tali congetture (se mai vi fossero stati dei dubbi) ci viene incontro questa foto che evidenzia la natura spirituale del Plant-pensiero. Lungi dal voler interpretare il significato delle rune argentee allineate a lato, la mia attenzione si rivolge esclusivamente allo stile etnico del cantante che potremmo definire una sorta d'ibrido tra Marta Flavi e Lapo Elkann. Un eclettico incrocio che concentra in pochi centimetri quadri: un'ambientazione tibetana, della raffinata bigiotteria celtica, bandiere rosse che neanche Pyongyang e una tappezzeria equivoca anche per il più estremo degli induisti.
Un mirevole esempio di globalizzazione chic ai tempi del governo Thatcher.
Un mirevole esempio di globalizzazione chic ai tempi del governo Thatcher.
2 commenti:
Vogliamo spendere una parola sul titolo del disco per piacere?
Quello, Emma, è proprio desolante
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