lunedì 21 settembre 2009

Procol Harum: The definite collection (1992)

Questa scellerata aggressione psicotropa probabilmente non danneggerà la già provata immagine dei Procol Harum, anche se personalmente provo una certa mestizia soffermandomi sulla paventata volontà celebrativa di tale raccolta (definitiva in tutti i sensi) e il terroristico artwork che la confeziona.
La prova inconfutabile che questa cover sia un rabbercio disperato è rappresentata proprio dall'instantanea utilizzata, un probabile
outtake scattato alla fine di una stremante seduta fotografica. Basta soffermarsi sulle pose sgonfie degli astanti per averne conferma: Gary Brooker (quello sulla destra foderato in un elegante e cinesico pastrano con decorazioni da servizio da the) mostra un aria frustrata e rassegnata, Matthew Fisher (al centro) presenta un'abuso tricologico dalla miracolosa stabilità strutturale mentre con le braccia conserte manifesta la sua impazienza, Robin Trower (posto sulla sinistra pettinato come un canarino mutazione Gloster Corona) fissa l'obbiettivo con l'ottusa immobilità di chi assolve ad un ordine militare (la presenza degli altri due è giustificata dalla partita di calcetto barocco a 5 svoltasi al termine della seduta).
Aldilà delle esasperazioni stilistiche imputabili alle distorte pulsioni ormonali dei giovani Procol Harum, tutto lo psicotismo Gestaltico del curatore grafico emerge nel maldestro tentativo di simulare un'estetica dal vago sapore Beat, scopo perseguito attraverso il ricorso ad una dozzinale e bicromica geometria radiale che nel complesso svolge la sola funzione di elevare la band al rango di mera attrazione circense. Un tributo del genere è la prova certa che si può presenziare alle esequie del buongusto in tiratura da migliaia di copie.

(n.d.a. i nomi attribuiti ai musicisti potrebbero essere soggetti ad un minimo margine di errore, qualsiasi intervento di correzione è gradito)

2 commenti:

Catoblepa ha detto...

ahahah, il canarino vince

Tiziano ha detto...

Concordo, e aggiungo che anche Bobby Solo paga un bel dazio al look del Gloster

 

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