mercoledì 23 settembre 2009

France Gall: Sacré Charlemagne (1964)

La forzata volontà d'ibernare la petite France in un improbabile candore verginale solleva non poche domande sulla natura ambigua e deviata di questo concept. L'idea che in questa cover vi siano allusivi rimandi ad un sotteraneo immaginario d'ispirazione nabokoviana, è presto stroncata dinanzi alla scelta del fotografo di antemporre tra la Galle e il mondo due orridi tronchi antropomorfi, parto deforme di qualche nostalgico lettore di Collodi sotto effetto di mescalina. Entrambi i pupazzi/feticci ribadiscono la totale assenza di carnalità, proiezione coadiuvata dal funereo sfondo catrame che getta le figure in un limbo eterno nel quale è preclusa qualsiasi possibilità d'ingresso e di uscita.
Una terra desolata dove la sterile partecipazione di un coro di voci bianche, annotata dal sinistro lettering
naïf, si prospetta come l'unica presenza extracorporea gradita.

Neanche la successiva collaborazione con Serge Gainsbourg, avvenuta tre anni dopo con una canzone dall'implicito rimando fellatico (il tema centrale riguardava una bambina e il suo lecca-lecca) riuscirà a far cadere la determinata ostinazione della Galle nel rivendicare la sua immacolata fanciullezza mentale.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

muy bueno el blog, saludos desde argentina

Tiziano ha detto...

Gracias amigo, ora inseriscos il verificas parolas così su estos blog non se spammas più,uh uh uh

 

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